Gioventù Monarchica Italiana GMI
Rispondiamo all’Articolo inneggiante al Fronte Monarchico Giovanile apparso su Guardia d’Onore
Ugo d’Atri ci riporta indietro nel tempo, agli anni in cui, giovani studenti liceali e universitari, avevamo fatto la scelta monarchica, forse quella più controcorrente che si potesse immaginare in quel periodo.
Ugo d’Atri è sicuramente una persona onesta e dagli ideali puliti che cerca di portare avanti un compito difficile come può essere, oggi, la Presidenza di un’Associazione combattentistica, come le GdO, inserita nel sistema delle Associazioni d’Arma della Repubblica, senza far venir meno il ruolo che deriva a questo gruppo dalla Storia e dai Valori legati alla Monarchia. Detto questo, non posso essere d’accordo con l’amico Ugo nella esaltazione che appare nel suo articolo “Noi eravamo il Fronte Monarchico Giovanile”, laddove l’FMG viene indicato quasi come unico riferimento culturale e politico che sia stato capace in quegli anni a radunare molti giovani.
Occorre dire che i giornalisti, i politici, gli intellettuali indicati nell’articolo hanno completamente dimenticato la loro appartenenza giovanile e, vista la situazione dell’oggi, non posso non affermare, sia pure con dispiacere, che il Fronte Monarchico Giovanile non ha lasciato nulla, se non una operazione di storicizzazione dell’idea monarchica che è, poi, quello che volevano e vogliono i padroni della politica cresciuti in questa Repubblica. La strategia della trasversalità è completamente fallita.
Ricordo perfettamente come l’FMG e l’UMI abbiano combattuto con accanimento i monarchici “a viso aperto”, ossia il Partito, senza accorgersi che, venuto meno il gruppo parlamentare, di “Monarchia”, come progetto vivo e operativo nella società, non si è più parlato.
Boschiero, in effetti, organizzava grandi manifestazioni senza però offrire una prosecuzione concreta agli entusiasmi, sinceri e spontanei, che riusciva a suscitare. Infatti, dopo aver gridato “Viva il Re!”, i vari intervenuti andavano a votare per tutti i partiti più repubblicani d’Italia. La proposta monarchica, così come voluta dall’UMI e dal Ministero degli Interni, nei vari partiti non ha lasciato alcun segno.
Nel periodo precedente al Referendum, l’opera dell’UMI è stata più che meritevole, perché è servita a consolidare quel diffuso sentimento monarchico, al di sopra dei partiti. A seguito dell’infausto Referendum istituzionale i monarchici si sono trovati a dover fare i conti con la nuova realtà repubblicana e su come gestire in termini politici quel consenso che si era, comunque, manifestato, in modo massiccio, a favore dell’Istituto Monarchico.
Occorreva dare ai monarchici un peso contrattuale nella nuova società e mantenere vicino al cuore e alla mente degli Italiani il problema del Re esule e lontano, sì da farlo intendere come ingiustizia per tutti e non solo come grave, individuale, atto di iniqua disumana persecuzione.
V’è anche da dire che molti hanno assunto il ruolo di “Vicerè”, sfruttando l’esilio del Sovrano e accontentandosi di farsi “l’abito nuovo” vivendo pacificamente in Repubblica. Intanto i monarchici venivano emarginati e contro questa situazione vi fu Alfredo Covelli ad avere l’intuizione di creare una forza politica, capace di portare alla Camera e al Senato una pattuglia di monarchici “a viso aperto”, secondo una bella definizione che diede loro Re Umberto II.
Il partito dava fastidio ai “Vicerè” e lo hanno combattuto per poter sgombrare il campo da tutti i possibili concorrenti alla loro vanagloria. Venuta meno la presenza parlamentare dei monarchici dichiarati, molti di questi “Viceré” sono riusciti ad occupare posizioni di primo piano, ma puramente di facciata ed effimere. Glorificavano se stessi. Il rientro dei Savoia li ha completamente spiazzati ed ecco che qualcuno, vestendo gli appropriati panni di “vispa Teresa” si è messo anche a svolazzare, ora qua ora là, alla ricerca del Pretendente da mettere sotto tutela.
I tempi rievocati da Ugo d’Atri vedevano, dunque, nella società, la presenza operante della GMI di “Stella e Corona”. Il Partito Monarchico ebbe un ruolo importante, con i propri voti determinanti, per la adesione dell’Italia al Patto Atlantico e alla CECA.
Inoltre, il partito votò per l’adesione dell’Italia alla Comunità Europea di Difesa (vedasi sofferto dibattito interno e posizione esplicita del Re) e diede la propria fiducia al Governo Pella, al Governo De Gasperi, al Governo Gonella, al Governo Zoli. Ho citato solo alcuni esempi di concreta partecipazione dei monarchici dichiarati alla vita del Paese.
Non si può neppure liquidare con una riga il ruolo attivo che i Monarchici del Partito ebbero nel periodo della Presidenza della Repubblica di Antonio Segni che riuscì a raccogliere una vasta reazione contro il pericolo di una sinistra incombente , aiutata da democristiani senza scrupoli. Si creò un governo rappresentato da un’alleanza tra DC moderata, monarchici ,liberali e missini.
Il governo appariva stabile ma, proprio allora, il Partito Liberale di Giovanni Malagodi decise di rompere l’alleanza e di passare all’opposizione, mirando a creare da solo un punto di riferimento. Da quel momento, attraverso gli eventi che videro coinvolto anche il Generale De Lorenzo la politica italiana scivolò ,sempre più, in modo irreversibile verso sinistra.
Mentre i giovani della GMI si riunivano per combattere politicamente un progetto deleterio sul piano economico, che preparava la svendita dei Valori , come avvenne nel 68, il FMG si affiancava sempre di più al PLI che avrebbe avuto un ruolo persino nel primo governo di centro sinistra.
Negli anni successivi persino personaggi sedicenti monarchici, come il Senatore Bonaldi, dovevano avvicinarsi , sempre più, alla linea Malagodiana, mentre emergeva quella radicaleggiante: il FMG gridava “Viva il Re!” credendo di risolvere ogni problema. I giovani della GMI erano organizzati nel Gruppo Azzurro Universitario ed in altri movimenti, specie di categoria.
È stato un grossissimo errore da parte dell’FMG e dell’UMI non comprendere che partito ed associazione vivevano, in effetti ,in simbiosi. Ne è la prova che quando venne meno la rappresentanza parlamentare del partito, anche dell’UMI non si occupò più nessuno.
Purtroppo, mentre Covelli cercava di affermare la presenza del partito, conquistando anche amministrazioni di primo piano come Napoli, l’associazionismo vanificava tali sforzi alla insegna dei “monarchici nei partiti”. Venivano così inseriti candidati nelle varie liste. Nessuno di questi, anche se eletto, è mai riuscito ad attuare un apolitica monarchica, ma, soprattutto, non hanno mai assunto posizioni responsabili come monarchici dichiarati.
Eclatante è l’atteggiamento del Presidente dell’UMI Benedetti, il quale, come ci riferisce Andrea Ungaro, alla viglia delle elezioni del 1948, proprio in opposizione alla presenza del partito monarchico, sostenne come “la questione monarchica fosse secondaria di fronte allo scontro di civiltà che le elezioni del 1948 rappresentavano.” Indirizzò così i voti dei monarchici verso altri partiti e, in particolare, la DC che instaurò, proprio in quell’occasione, il sistema del ricatto anticomunista. Per decenni la DC ha chiesto voti a Destra, per portarli a Sinistra. In questo senso l’errore dell’UMI fu enorme in quanto accreditò, indebitamente, nella opinione pubblica, la DC quale unico baluardo contro il Comunismo, determinando quel vuoto a Destra che ha sbilanciato la politica italiana verso la Sinistra.
Lo sviluppo del “pensiero unico” si andava affermando nei mass media, nelle scuole , nelle università. Il FMG gridava “Viva il RE!” e, con ciò pensava di risolvere ogni problema.
La GMI pubblicava alcuni giornaletti (i famosi ciclostilati). Ricordo “la riscossa” di Gianfranco Tosetti, “Avanti Savoia” di Mario Bertelloni (allora giornalista del secolo XIX). Segretario Nazionale era Antonio Paternò di Roccaromana, il più giovane deputato regionale siciliano eletto.
I Convegni che si svolgevano erano molto concreti: “La difesa della famiglia e della vita, contro l’aborto”. “La difesa del Parlamento e delle sue prerogative” (tema molto caro all’On. Covelli).
La GMI si è battuta, assieme al Partito, per la difesa dello Stato, “contro la disgregazione di un regionalismo politico”, di cui oggi vediamo i nefasti effetti. La GMI, forse, fu il primo movimento politico a riunire un convegno contro il precariato nel lavoro. Vi furono, poi, i progetti per la riforma dell’Università, la riforma del servizio militare. Alla base di tutto: il senso dello Stato e l’unità degli Italiani. La scuola politica del PDIUM costituì una lezione di vita per noi, giovani di allora. Personalmente, insieme ad altri amici della GMI siamo stati, nel corso degli anni, eletti, magari in liste diverse ma sempre ci ha uniti quell’insegnamento dell’On. Covelli in base al quale si può fare politica e rimanere onesti.
La GMI è sopravvissuta al PDIUM, tanto che i giovani di Italia Reale, ancora oggi, ne possono portare la sigla. Tra l’altro, proprio recentemente, a Genova, hanno riunito il loro Congresso Nazionale (Paolo Ricciardi Segretario Nazionale, con Paolo Pera e Francesco Ruggiero Vice Nazionali).
In un brutto momento per il Partito, fu Angelo Novellino a salvare la GMI, occupando la sede di C.so Vittorio Emanuele a Roma.
L’errore del Partito fu grande ma ancor più fu quello di alcuni dirigenti dell’UMI che lo favorirono. Ho sotto gli occhi la lettera di uno di questi “marpioni” di allora che dice: “Il PDIUM è liquidato, ora il campo è tutto nostro”.
Non faccio commenti !
Presidente Nazionale di Italia Reale - Stella e Corona
Massimo Mallucci