ORDINI DEGLI AVVOCATI ITALIANI IN AGITAZIONE

CIRCA 4000 GIOVANI A RISCHIO LAVORO PER UNA GUERRA INGIUSTA E SETTORIALE.

 
I Monarchici di Italia Reale - Stella e Corona difendono le ragioni di questi giovani,a seguito di un convegno in cui si è chiesta chiarezza e tutela delle posizioni acquisite ed è stato approvato, a seguito di ampio dibattito, il seguente documento di sintesi,da sottoporsi alla Direzione Nazionale per tutte le conseguenti prese di posizione :
 
"I Consigli dell'Ordine Forense si sono armati di lente di ingrandimento per controllare la regolarità di iscrizione all'albo di oltre 4000 giovani Avvocati, molti dei quali potrebbero essere considerati in una posizione di irregolarità.
In Italia gli Ordini Forensi, cosi' come il Consiglio Nazionale ed i vari Congressi che si sono succeduti, non si sono mai interessati di " por mano" ad una vera riforma della professione che potesse dare garanzie e sicurezza, sia agli Avvocati anziani, sia alle giovani "leve". I Congressisti sono sempre stati troppo impegnati ad elogiarsi a vicenda, con distribuzione di pennacchi, mentre gli inchini e le genuflessioni non si possono contare. Il cosiddetto "esame di abilitazione all'attività forense" grida vendetta, per chi si è impegnato in anni di studi in modo serio, dimostrando capacità e volontà presso tutti quegli Avvocati che accolgono i giovani laureati, per la necessaria pratica.
In questi esami avvengono vere e proprie "stragi inconcepibili", sino al punto che, da più parti, vengono chiamati "esami roulette".
 
Nella Patria di Pirandello ad un tale sistema si può ben adattare l'aforisma "uno, nessuno, centomila" ed un arrogante "cosi' è se vi pare".
Il numero chiuso esiste ma non è regolamentato in modo chiaro: in effetti è voluto da molti ma, nel momento attuale, sembra penalizzare, in modo ingiusto, i giovani che chiedono di poter accedere all'attività professionale, ovvero di potersi misurare con regole precise e chiare.
 
Si ricorda che, proprio alcuni Avvocati Monarchici, avevano avanzato la proposta di organizzare la professione, con il riferimento ad un numero chiuso di "Avvocati", a seguito di un unico esame a livello Nazionale, con l'apertura, però, degli studi ad una serie di collaboratori, muniti di titoli specifici come, ad esempio, quello di "patrocinatore", con ben precise garanzie previdenziali, continuità di lavoro e, soprattutto, uno status giuridico, per loro stessi, atto a garantirne la partecipazione all'attività processuale.
 
Vi è stata una chiusura totale che non può essere neppure definita"corporativa", in quanto le corporazioni insegnavano ed aprivano prospettive di lavoro per i giovani "apprendisti".
Guarda caso, improvvisamente, gli Ordini Forensi italiani si sono mossi per verificare che i 4000 Avvocati riconosciuti in Spagna e stabiliti in Italia siano in regola con la normativa spagnola che, tra l'altro, ha sempre previsto un esame di Stato e, recentemente, un "master".
Ovviamente la prima iscrizione che viene ottenuta è quella negli "Ordini spagnoli", il conseguente riconoscimento del titolo, in Italia, è automatico ed il "Collega" deve essere accolto obbligatoriamente.
 
Secondo la normativa europea, l'Ordine Professionale italiano è obbligato ad iscrivere il professionista, per il solo fatto che risulti regolarmente iscritto nell'Ordine di un altro Paese dell'Unione Europea.
Se, all'estero, i giovani Colleghi italiani non vengono cancellati, è perfettamente inutile che le organizzazioni degli Avvocati si agitino tanto. I Monarchici di Italia Reale chiedono che non avvenga alcuna cancellazione d'ufficio, pertanto, per i circa 4000 giovani che si sentono "a rischio". Stiamo "all'erta" e pronti a ricorrere al "Tar" o, meglio, alla Corte di Giustizia Europea.
 
Invece di pensare a cancellare i giovani che si sono guadagnati, in modo corretto e con impegno, il diritto all'iscrizione in Italia, anche perchè hanno studiato una lingua straniera ed, oltre alla nostra, una legislazione di un altro Paese, i vari Consigli dell'Ordine italiani dovrebbero pensare seriamente a creare, ad esempio, una Commissione paritetica con gli Avvocati Rumeni. La Romania, infatti, è un altro Paese ove molti dei nostri giovani si recano per imparare lingua, legislazione e diventare ottimi Avvocati.
 
In Italia vi è una forte componente di immigrati dalla Romania e sarebbe molto utile preparare, con le Commissioni miste sopra proposte, Avvocati che, dalla Romania, potrebbero venire ad iscriversi nei nostri Ordini, qualificando, tra l'altro, l'immigrazione da quel Paese, dalle comuni origini latine. Sarebbe anche un contributo per far entrare nei nostri Tribunali tutte quelle diversità che ci arricchiscono, dovute a questa società sempre più "multilingue", "multiculturale" e "multietnica".
 
Anche i concorsi in magistratura dovrebbero essere aperti agli stranieri e, in questo caso, non solo limitarci all'Europa. Occorre pensare, ad esempio, al continente africano, ove troviamo realtà ancestrali e tribali nell'amministrazione della giustizia, che potrebbero convivere con la nostra società, in molti casi disumanizzata e migliorare le stesse procedure processuali e le conseguenti sentenze.              
 
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